Di tanto in tanto il new prog italiano tira fuori dei dischi che, pur non essendo la quintessenza dell’originalità e dell’innovazione, colpiscono per freschezza, vivacità, coinvolgimento. Mi vengono in mente nomi come Lothlorien, Mindflower o l’Antonelli solista, Floating State, Apryl: formazioni che non hanno saputo mantenere una grande continuità ma che anche in un singolo disco hanno espresso un peculiare mondo espressivo.

Il disco d’esordio di Active Heed rimanda un po’ a quelle sensazioni di piacevole scoperta. Il progetto di Umberto Pagnini, autore e musicista che si avvale di pochi collaboratori tra cui Lorenzo Poli e Alberto Callegari, si propone come un lavoro new prog in linea con i dettami del genere: la copertina alla Roger Dean introduce immediatamente l’ascoltatore in un mondo parallelo, in altre realtà delle quali l’autore si fa ambasciatore, come si deduce dal titolo “Visions From Realities”.

Pagnini è un ottimo melodista ed evita arzigogoli e barocchismi vari: il suo prog-rock elettroacustico gioca su arie familiari e per questo accattivanti, linee vocali semplici ma efficaci, puntatine su rock-song radiofoniche, un finale da crescendo sinfonico, tutto pervaso da un sentimento di positività che raramente – se non nel filone di emuli andersoniani – fa capolino in produzioni del genere. “Flying like a fly”, “With joy”, “If I will never be” e “Every ten seconds before” sono gli episodi più apprezzabili di un album omogeneo e composto da pezzi fugaci, quasi dei tratteggi da un’unica avventura sonora memore di Yes, Camel, Nektar, Marillion e Caravan.

Nulla di sconvolgente o sbalorditivo, nonostante alcune imperfezioni le ballate ariose increspate di elettricità e deviazioni art-rock vanno a buon segno. Un debutto onesto e per questo gradevole.

www.activeheed.com

D.Z.