Una copertina in puro stile psichedelico – una sorta di mandala fatto di corrispondenze speculari – non fa che rimandare a un’estetica ormai scomparsa, quella degli anni ’70 che gli Agusa recuperano in pieno con il loro debutto, omaggio ai tempi che furono ma anche ipotesi di incontro di due culture. Da una parte la dimensione lisergica, che investe corpo, sensi e mente in una danza vorticosa, dall’altra la lettura progressive, più razionale, meditata e accorta negli accostamenti e nelle connessioni: al centro un sound vivo, pulsante, derivativo ma non per questo privo di interesse.

Composto da membri di Sveriges Kommuner & Landsting, Kama Loka e Hoofot, il gruppo non è per questo “super”: sfugge infatti da intenti celebrativi e prova in cinque lunghi brani a omaggiare numi tutelari come Amon Duul e Kebnekajse addentrandosi in esperimenti free-form nati dal vivo, dimensione ideale per il quartetto. L’ampia sequenza d’apertura “Uti Vår Hage” la dice lunga sull’impianto di fondo: melodie folk trasportate da incalzanti drive rock e rivestite di suoni vintage, sia nel profilo ritmico che nell’uso espressivo dell’Hammond, ai confini con quell’incontro blues-jazz caro agli amatissimi Colosseum. Le cadenze sono marcatamente rock – vedi “Stigen Genom Skoge” – ma Agusa non accantona la leggerezza e gli sviluppi più elastici, favoriti da un’indole improvvisativa che questo debutto mette bene in mostra.

L’inno baldanzoso di “Melodi Från St Knut” è una sorta di rinnovata “Theme one” che si apre all’excursus free, vicina a certe tensioni rock-jazz alla Agitation Free la conclusiva “Kärlek Från Agusa”. La derivazione psichedelica si nota nella centralità di alcune cellule, sviluppate per accumulo, e nell’estesa “Östan Om Sol, Västan Om Måne”, che si connette all’idea di jam orientaleggiante cara al ping pong Frisco-Londra del 67-68, con umori elettrici (il wah-wah ad es.) non sempre frequenti in album prog.

Coinvolgente e riuscito, “Högtid” è uno dei dischi di prog-rock europeo più interessanti del 2014, tra i migliori debutti degli ultimi tempi.

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D.Z.