Lidocaina. Lo spirito del progressive, pur nascendo dalle ceneri della psichedelia e della temperie “allucinogena” dei secondi anni '60, non ha mai avuto confidenza con l'allargamento della coscienza. Figuriamoci il cerebrale e studiato progressive metal. Ciononostante i Dianoya intitolano “Lidocaine” il nuovo disco e confermano l'impostazione heavy prog del debutto di un paio d'anni fa.

C'è qualcosa di sottilmente intrigante in questo lavoro: al di là della professionalità della band polacca, della tenuta strumentale, dell'abilità nel cambiare velocemente registro senza perdere la bussola, in pezzi come “Far cry”, “1000g” e “21st century” c'è maturità. Merito di un lotto di brani che sfoderano la classe persa dai Queensryche dopo il poderoso “Empire” (vedi “Best wishes”) e addirittura di rock songs articolate e pungenti (“Endgame” e “Nothing in return”).

Il modello Rush/Fates Warning/Sieges Even è piuttosto evidente, la direzione melodica e il temperamento progressivo sono ben combinati.  Certo alcuni episodi sono lenti, scialbi e poco messi a fuoco ma in generale “Lidocaine” è un buon album di prog-rock a tinte hard, accessibile e corale. Un bel disco, centrato e onesto, per niente anestetizzante come il titolo potrebbe far pensare.

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D.Z.