Un’opera immaginaria. Con un libretto fantasma in una sala vuota. Tutto affidato alla musica, al potere visionario delle note, all’eredità di Edgar Allan Poe. L’operazione del Babau e i Maledetti Cretini è ambiziosa: mettere in musica “La maschera della morte rossa”, confezionando un booklet con immagini e testo che funga da guida a un breve ed elettrico itinerario nelle tenebre.

Come rimarca la band, non è un audiolibro nè la testimonianza di un reading: si tratta di un fonodramma, ovviamente virato in una sequenza di chiaroscuri tra rock, teatro-canzone e psichedelia. E dire che il Babau, attivo dal 2000, si presenta come gruppo di “rock regressivo”, quasi a voler prendere le distanze da quel patrimonio progressive che ha spinto e favorito le connessioni tra varie arti, dalla letteratura al teatro.

“La maschera della morte rossa” è un’opera sottile, evocativa, che alterna momenti densi e spigolosi a passaggi più rarefatti e criptici, perfettamente racchiusi nei disegni di Siro Garrone: vengono in mente i Massimo Volume rapiti dai Pholas Dactylus, Copernicus che si fa strada tra i soundscapes di Robert Fripp. Un lavoro da godere necessariamente in silenzio, con calma e disponibilità a farsi travolgere da una vis espressiva rara nel panorama italiano.

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D.Z.