Avevamo recensito il Giardino Onirico poco tempo fa, all’epoca dell’autoprodotto “Perigeo”, la dignitosa opera prima del sestetto viterbese, che proponeva la propria visione del rock progressivo. Un’idea figlia dell’incontro tra diversi gusti ed influenze ma indicativa di un’adesione alla grande scuola italiana, personalizzata e virata verso il metal.

Per il suo esordio “ufficiale” con Lizard, per il passaggio dall’autoproduzione al sostegno di una delle etichette chiave per lo sviluppo del nuovo prog in Italia, il Giardino fa un passo indietro e rispolvera il primo demo: era il 2009, la band aveva registrato una lunga suite in cinque movimenti dal titolo “Complesso K”, dopo ulteriori vicende ci fu l’uscita di “Perigeo” e l’accantonamento di quel brano. Oggi “Complesso K” ritorna, debitamente riveduto e corretto, tirato a lucido quanto basta per rievocare il risultato del disco precedente.

In linea di massima non ci sono cesure o scossoni rispetto a quell’album: il Giardino punta a un art-rock ipnotico e vorticoso, costruito su alternanze e cambi di registro dal riffone heavy rock all’inquietudine tutta Goblin, tra atmosfere ombrose e richiami psichedelici, anche nel linguaggio usato per i testi recitati da Marco Marini. Il difetto della suite sta nell’indulgenza: ad es. il passaggio dall’intro recitata al focoso primo movimento oppure le ampie voluto del terzo non mostrano grosse variazioni e rivelano una certa staticità.

Insieme a nuovi protagonisti come Psycho Praxis, Ingranaggi della Valle, Unreal City, Le Porte Non Aperte e Albero del Veleno, il Giardino Onirico recupera suoni e concetti classici indurendoli e attualizzandoli, ma il meglio deve ancora venire.

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D.z.