“I nostri non sono dischi, sono progetti politici”. La celebre affermazione di Demetrio Stratos, manifesto programmatico dell’esperienza Area usato a mo’ di esergo per il nuovo libro di Luca Pollini, è il fil rouge di uno dei decenni più controversi e dibattuti della nostra storia. Agli anni ’70 e alla musica ribelle della turbolenta decade l’autore dedica il suo contributo per la collana Velvet: in poche pagine Pollini fornisce le coordinate per comprendere intenzioni, obiettivi, modalità espressive e orizzonti culturali di chi all’epoca suonava tra molotov, acidi, bandiere e ciclostile.

Esperto di costume e attento osservatore delle realtà giovanili, Pollini parte da lontano, dalla penetrazione di stilemi e tensioni dylaniane nell’opera dei primi cantautori e dall’avvento del movimento beat nella Milano perbenista e borghese dei primi anni ’60. La parte del leone è tuttavia riservata all’onda lunga del ’68: i protagonisti (gruppi, formazioni politiche, riviste, radio libere), le canzoni più rappresentative, la stagione dei grandi festival, fino all’epilogo simbolico dei polli e della violenza del Parco Lambro annata 1976.

Più che un saggio analitico, Musica leggera è una sorta di compendio, un manuale introduttivo per neofiti che fornisce le indicazioni di base: non mancano gli errori (ad es. l’accusa di Joe Vescovi dei Trip agli organizzatori che avrebbero truccato il festival non avviene nel 1974 a Roma ma nel 1971 a Viareggio) ma la lettura è piacevole.

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D.z.