Fare rock per un italiano non è semplice, figuriamoci il blues. Un segreto c'è: l'anima. Sentir vibrare certe corde, esprimerle con passione e vitalità, tirando fuori un approccio sincero e viscerale è il miglior viatico per suonare un buon blues. Francesco Piu lo sa bene. Lo sapeva ai tempi del suo debutto, lo ha appreso ancora meglio grazie al fortunato incontro con Eric Bibb: un meeting di esperienze e sensibilità lontane, diverse, che ha dato vita al magnifico Ma-Moo Tones. Nessun riferimento ai mamuthones sardi: il giovane chitarrista sassarese sfodera un blues elettrico tagliente e fragoroso, che salta dai tempi gloriosi della Chess a John Campbell, passando per Hendrix e certe modernità vicine ai Black Keys. Un lavoro di cuore, con un lotto di pezzi che segnano la differenza. Sorprendente.
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Dal blues al folk rock. Stesso discorso di prima, con una variante: per fare del buon folk rock bisogna avere storie da raccontare, un passato al quale attingere, un'apertura al vecchio e una disponibilità al nuovo. Roba che a Massimo Priviero e Michele Gazich non manca, anzi. Folkrock è un gioiellino incentrato sulle memorie, personali e generazionali, di due musicisti con storie parallele ma differenti. Un atto d'amore per Dylan e Springsteen, Young e Browne, Cash e Van Morrison: un lotto di cover suonate con l'urgenza che richiama l'euforia e le scoperte della gioventù, con una profondità che rievoca gli antichi percorsi dei Basement Tapes o delle Astral Weeks. Toccante.
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Qui il segreto è un altro. La simpatia, l'aggiornamento. I Martinicca Boison non sono affatto dei novellini: per imbastire un concept sui tempi tristi degli anni Zero tocca evere una marcia in più e anche un'idea forte. Nel caso della band toscana il salto è intelligente: saliti sulla Fondazione Trimarano, i sette osservano un'Italia e la raccontano, come piace tanto ai Cani, ai Mariposa, a un Brunori Sas, benchè il taglio sonoro sia eclettico e policromatico, in alcuni casi eccellente. Il Trimarano attraversa numerosi ambienti, sfodera ospiti inattesi (Papes dei Giganti!), swinga, rockeggia, sperimenta e danza. Peccato che i Martinicca non diano quel di più che li staccherebbe dal resto: come se fossero vittime del poco esigente pubblico indie-alternative-vattelapesca italiano. In ogni caso, fare una piccola crociera sul Trimarano aiuta a capire molte cose. Arguti.
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D.z.