Finalmente un gran bel disco rock italiano. Stones of Revolution, quarta fatica dei Thee Jones Bones, è una dichiarazione di appartenenza a uno stile di vita e di suono ma anche un’ipotesi di rock contemporaneo non mummificato. La formazione bresciana, che di album in album introduce e seleziona nuovi elementi e influenze, arriva al quarto disco con una notevole crescita live e con un’attitudine sempre fresca. Il modello Rolling Stones è centrale ma si apre a una certa estetica Black Keys, fino a recuperare gli ampi spazi della jam o di certo folk-blues caro ai Led Zeppelin del terzo disco. Ruvidi e coinvolgenti, i TJB sono da seguire e tenere cari.
http://www.myspace.com/theejonesbones

Si cambia completamente scenario con il Viaggio in duo, ovvero Mariano Bellopede e Carmine Marigliano. Quando si arriva a Napoli c’è sempre aleggiante lo spettro di quella fusion a buon mercato che pare alberghi soltanto nel panorama partenopeo, e senza dubbio l’elemento jazz è componente importante per i due musicisti, che fortunatamente offrono un punto di vista esteso e raffinato sul connubio pianoforte-flauto. Senza diventare leziosi o autoindulgenti, i due spaziano tra minimalismo e tango, world music e romanticismo. Secondo noi è un lavoro che risolve tante complessità di certo neoclassicismo contemporaneo e consegna all’ascoltatore un’innegabile freschezza di fondo, ben valorizzata da sapienti scelte melodiche e un bel gusto per l’immagine, solo a tratti oleografico.
http://www.viaggioinduo.com

Ammiro la capacità di Paolo Apollo Negri di destreggiarsi con disinvoltura tra l’heavy prog dei Wicked Minds, l’acid jazz dei Link Quartet e il suo funk, che si affranca sempre di più da referenze rock per approdare a una visione pura. “On the one” è il suo motto, al centro di tutto il suo affascinante parco tastiere, rigorosamente vintage e analogico come il sound che emerge da Cobol. Apollo è uno dei musicisti italiani con minor provincialismo e maggiore apertura all’estero, lo conferma non solo il parterre di ospiti (i membri dei Flyjack ad es.) ma soprattutto l’incessante groove che domina indisturbato il disco. Al terzo lavoro solista Apollo non ha bisogno di dimostrare più nulla, la sua visione del funk è “conservatrice” ma non per questo passatista o fuori moda. E Love gambler uno dei più travolgenti pezzi che mani italiane abbiano scritto e suonato negli ultimi anni.
http://www.hammondbeat.com

D.Z.