Tra le formazioni più recenti del progressive italiano, il Bacio Della Medusa ha impressionato i cultori per alcune caratteristiche: l'adesione a suoni e atmosfere tipicamente anni '70, un'estetica e una concettualità vicine ad esperienze dark e psichedeliche, un linguaggio originale, aulico, letterario e antico. Un patrimonio di conoscenze, attitudini e obiettivi che accomuna al BDM la parallela formazione degli Ornithos: la nuova band fondata da Eva Morelli, Federico Caprai e Diego Petrini, caratterizzata da una visione non confinata alla sola pratica progressive ma collegata alla psichedelia e all'hard passando per il folk e il rock-jazz.

Spirituale ed alchemico è il tema chiave del concept: “La Trasfigurazione” già dal titolo lascia intuire una vicenda evolutiva, il percorso di rigenerazione interiore del protagonista che gli Ornithos affrontano in tre parti, rispettivamente dedicate al passato, al presente e al futuro. Organico ampio e ben affiatato, stimolato dal plot e da una vivace vena descrittiva, gli Ornithos immaginano un prog-rock acceso e visionario per rievocare l'itinerario sapienziale della trasfigurazione, utilizzando tecniche e canoni care a nomi come Banco, Focus, Van Der Graaf e Balletto di Bronzo.

Se l'overture ha un significato e una funzione nell'economia dell'opera, l'irruenza de “L'Orologio” apre il sipario su un album che lascia volentieri da parte toni introspettivi per sfoderare grinta, marcette fiammanti e travolgenti assoli incrociati di fiati, organo e chitarre. Il disco scorre con fascino, alternando la narrazione dal sapore gotico e fosco alle irresistibili scorribande strumentali (ad es. “Somatizzando l'altare di fuoco” e “L'arrivo dell'orco”), tirando fuori anche exploit tango (“Ipostasi”), riffoni heavy (“La notte”) ed episodi memorabili per spunti e vitalità come “Salamandra”.

“La Trasfigurazione” rivela dei difetti che dipendono più dall'adesione al genere (ad es. la prevedibilità di alcuni passaggi, sia collettivi che singoli) che dalla band, sicura e convinta di questo “movie for your ears”. Un ottimo debutto.

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D.Z.