“There is a lake between the sun and moon / Not too many know about”. Stavo riascoltando i Rush di “Counterparts” pensando alle corrispondenze, alla dualità e ai binomi di cui si nutriva questo splendido album e scopro la nuova uscita degli Overhead. “Of sun and moon”, il quarto album della band finlandese, cammina nella stessa direzione: sole e luna, contrasti e specularità, rumore e silenzi, luce e oscurità. Evidentemente la natura della loro terra avrà ampiamente stimolato tale riflessione, perfettamente espressa da un progressive moderno, aperto e dinamico.

Ancora una volta il prog è un convincente strumento per una narrazione simbolica e metaforica: gli Overhead lo sanno molto bene, soprattutto ora che sono reduci dagli ottimi responsi per il trittico di album pubblicati tra il 2002 e il 2008. Ricordo con piacere il loro esordio “Zumanthum” (2002): da allora la band, senza eccessi di produttività e con ragionata costanza, ha proseguito alla ricerca di un art-rock attuale ma non sconnesso dalla tradizione. Il quarto lavoro si sofferma ancora una volta su un punto di fusione tra riferimenti hard, fusion e pop-rock, anche se manca quella tendenza fantasiosa che muoveva i precedenti.

L'immutata line-up sfodera pezzi immediati ma aperti alla variazione quali “Lost inside 2”, “Syriana” e “Angels and demons”; in “An afternoon of sun and moon” e “Grotte” torna quel prog venato di fusion e originalità caro ai nostri, così come nella smagliante coppia “Last broadcast”/”Alive”. Si nota anche una certa attenzione all'ispessimento dei suoni, prossimi al metal prog più radiofonico (“Berlin” e “Aftermath), e più in generale un affievolimento della vena creativa di dieci anni fa. D'altronde nel live-DVD del 2009 non comparivano brani da “Zumanthum”, quasi a voler sottolineare la distanza da quel felice esordio.

“Of sun and moon” non è un disco mediocre: ragionato e limpido, coinvolgente e suonato con classe, è tuttavia privo di quella “sostanziosa grazia” che rendeva gli Overhead una delle più intriganti realtà neoprog europee. Più che l'inizio di un nuovo corso, speriamo sia un semplice momento di transizione.

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D.Z.