Bravi Psicosuono. Chi ci segue ricorderà sicuramente questa giovane band lombarda, attiva da un decennio e caratterizzata da un’idea ampia e brillante di sound rock: se nel disco d’esordio si evinceva una matrice floydiana piuttosto nitida, affiancata a un recupero di certo rock italiano alla Litfiba/Timoria, con il secondo album le cose cambiano.

Formazione nuova – nuovi ingressi e la coppia Elisabetta Giglioli e Stefano De Marchi come sempre alla guida del gruppo – e un ripensamento di sonorità animano “Eta Carinae”, che ha nella fusione di svariate influenze il proprio fiore all’occhiello. Classic rock, jazz-fusion, soul e blues si ritrovano in una scrittura che allarga e arricchisce la forma canzone in direzione progressive, sfruttando le possibilità strumentali offerte da tastiere e fiati. Ottimi esempi sono l’opener “Il conte Orlok” dall’attacco crimsoniano, “La scena” o la “hammondiana” “I just know that the wind was set”, che spinge i ragazzi in territori cari agli Affinity.

Certo non è tutt’oro ciò che luccica, accanto a pezzi definiti e compiuti ci sono anche momenti di debolezza, privi di una messa a fuoco precisa. Tra immediatezza pop-rock e articolazioni progressive, il settetto è tra le proposte italiane più interessanti in questo complicato interstizio. L’edizione del disco anche in inglese ribadisce la professionalità e la voglia di fare di un gruppo molto promettente, che è già al lavoro per un nuovo disco. Lo aspettiamo con interesse.

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D.Z.