Il rock progressivo italiano non è composto solo dai campioni, dai musicisti più appariscenti sul palco e più prolifici in studio. Ci sono tanti compositori che lavorano in modo defilato, offrendo però dei contributi eccellenti e personali. E’ il caso di Luca Scherani, pianista e tastierista che i cultori delle operazioni di Fabio Zuffanti come Finisterre e Hostsonaten conoscono molto bene.

Il giovane autore genovese, dopo un debutto solista nel 2007, numerosi lavori in gruppo e un recente esperimento da orchestratore con il DB Quintet, pubblica con BTF “Everybody’s waiting”, per il quale Luca continua a pensare in termini collettivi e ad avvalersi di un gruppo di ospiti come Fabio Zuffanti, Simona Angioloni, Bob Callero, Gabriele Guidi Colombi, Matteo Nahum, Adriano Arena e molti altri.

“Everybody’s waiting” è un album convincente che abbraccia varie aree musicali, con una propensione alla centralità melodica senza indulgere in certi stereotipi della canzone, con un occhio attento al contrappunto senza entrare in ostici territori avant-rock. Il tocco colto e arioso si percepisce subito, Scherani confeziona un lavoro riducendo ad unità diverse anime: il rigore “aristocratico” del classico, l’energia rock e il profilo strutturato del progressive si amalgamano con gradevolezza in “Brevi momenti di lucidità”, “La vita nuova”, “Siamo piccoli” e l’azzeccata title-track. “Livide sfuocate distanze” è probabilmente il brano manifesto per il connubio tra archi e rock band, tipico del rock sinfonico inglese degli anni d’oro ma senza sbrodolamenti; discorso simile per “Paura del domani”, aggraziata da uno slancio corale con reminiscenze jazz-rock.

Peccato per le voci così trascurate, unico difetto di un lavoro che avrebbe dovuto curare meglio questo elemento. Intriganti gli strumentali di raccordo tra un brano e l’altro, che confermano, se ce ne fosse ancora bisogno, la professionalità e la preparazione di Scherani.

http://www.lucascherani.it

D.Z.