Un progressive-rock tour de force. Così la 10T Records presenta “On a dark and stormy night”, il terzo album degli Shadow Circus. La band americana guidata da John Fontana e David Bobick incarna in pieno quell’ottica “bombastica” tutta statunitense che fa amare ai fan di mezzo mondo nomi come Shadow Gallery, Rocket Scientist, Ayreon et similia. Prog-rock sfrontato, che isola la componente romantica e magica per puntare sull’esibizione di muscoli e potenza.

Nulla di male in questo, dai tempi di ELP – per arrivare a Ars Nova e Dream Theater – c’è una corrente di protagonisti che lavora molto in tale direzione: gli Shadow Circus da par loro aggiungono un impianto fantasy, un approccio heavy piuttosto marcato, un respiro enfatico e teatrale che rende anche questo terzo lavoro un’opera densa e corposa. La grandeur del quintetto risulta ancora più maestosa visto il plot: l’album è ispirato a “Nelle pieghe del tempo” (1962), popolare romanzo sci-fi di Madeleine L’Engle, che giustifica dunque la profusione di sforzi.

Non possiamo dire che la montagna abbia partorito il topolino poichè “On a dark and stormy night” è un disco possente e variegato, nel quale al prog e all’hard si accostano l’opera e la musica celtica, il gothic rock e la sinfonia, il problema però è che spesso risulta difficile arrivare alla fine dei brani vista la prevedibilità e il fare aulico. Da qualche parte tra i King Crimson pretenziosi di “Lizard”, i Dream Theater, i Kansas e i Renaissance, gli SC hanno un mood cinematografico che rende godibili pezzi come la sontuosa “Overture” (come sempre capita in operazioni del genere è il momento più ispirato), “Whosit, whatsit & Which”, “Camazotz” e “Tesseract”: il disco però è riservato solo ai completisti del prog americano.

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D.Z.