Al sentire pronunciare il nome Sithonia, gli appassionati di viaggi e geografie penseranno all’antica Grecia, alla penisola calcidica e alle meraviglie del Mare Egeo. Da par loro, il cultori del progressive non penseranno certo a una vacanza mediterranea ma a uno dei gruppi più interessanti della prima ondata new prog italiana.

I bolognesi Sithonia debuttarono nel 1989 con “Lungo il sentiero di pietra” e chiusero una prima parte della loro vicenda dieci anni dopo con “Hotel Brun”. Dopo una lunga pausa i Sithonia tornano in pista senza clamori, senza le luci sfavillanti della reunion, senza lo spirito altisonante del “tizio plays caio”. Con quell’atteggiamento riservato e sognante che da sempre li contraddistingue, approdano alla Lizard con “La soluzione semplice”: più che un disco del ritorno, un segnale di continuità, come se il decennio di silenzio fosse una sospensione naturale.

In questa pausa sono nati i pezzi del nuovo disco, brani come sempre in bilico tra l’articolazione complessa alla Banco/Gentle Giant e le soluzioni melodiche, limpide e accattivanti, alla Orme/Genesis. Non acustici come il Notturno Concertante ma neanche sofisticati come gli Ezra Winston, alieni all’apologia vintage dei Nuova Era e al carico strumentale dei Malibran, gli ultimi Sithonia confermano la loro inclinazione verso un sound concreto, talvolta stringato e ruvido. Ad ascoltare pezzi come “Treni di passaggio”, la title-track o l’imponente suite “Cronaca persa”, la sensazione immediata è di essere fuori dal tempo, in un ideale limbo tra l’epoca d’oro degli anni ’70 e il ritorno del sogno prog del decennio successivo.

Certo l’alone di nostalgia non dovrebbe avere il sopravvento sulla musica: “La soluzione semplice” non è affatto esente da difetti, testi e voce restano dilettantistici, spesso si percepisce l’assenza di una direzione forte e in generale aleggia lo spettro di un anacronismo rassicurante e per niente foriero di novità.

http://www.sithoniamusic.it

D.Z.