E l’Artista disse: “Maestro, parlaci dell’Ispirazione”.
“Inspiration comes to you”, mi disse il compianto Joe Zawinul nel corso di un’indimenticabile intervista. Se non vado errato era un assolato pomeriggio del 16 luglio 2005: un afoso backstage del Teatro Romano di Benevento, grande attesa per una speciale serata della rassegna Colori Sonori (curata dagli amici della Solot), palpitante emozione per me, pronto a intervistare uno dei più grandi musicisti del XX Secolo. E intervista memorabile fu: Zawinul combatteva la temperatura subsahariana e la stanchezza trangugiando grappa (che rifiutai un po’ per pudore, un po’ perchè faceva caldo sul serio), e toccato sul vivo rispondeva con l’azzurro degli occhi in fiamme. Quando gli chiesi lumi sulla genesi di alcuni suoi classici, emerse focoso il suo rapporto con l’ispirazione: ai tempi dei grandi oracoli elettrici con Miles Davis, Joe avrà sicuramente scoperto che l’ispirazione viene a te, a patto che le antenne siano ben sintonizzate. Stay tuned, guy.

“L’ispirazione non manca mai, si è sempre in ispirazione”. Affermazione apparentemente criptica, ma se si ha la giusta chiave d’accesso, risulta luminosa e chiara come il celebre aforisma di Zawinul “Noi siamo sempre in assolo e non siamo mai in assolo”, come rispondeva il nostro a chi gli chiedeva quale fosse il “nocciolo” dei Weather Report. Che si è sempre in ispirazione ce lo disse Giuseppina Luongo Bartolini più di un decennio prima del mio incontro con Zawinul. Sarà stato il 1993, andavo al liceo e una mattinata fummo radunati in aula magna per un incontro sulla poesia con una preside che in tale materia pareva fosse una vera autorità. Trattandosi di docente non potevo non detestarla in toto, ma assecondando le mie peculiari contraddizioni interiori mi ritrovai – neanche tanto sorpreso, guarda un po’… – a comprare la silloge poetica presentata quel giorno, che credo di avere tuttora da qualche parte: L’esca del lucro. Ricordo con piacere quella signora dal volto austero ma dolce, arcigno ma sereno, con altrettanto piacere ricordo lo stupore di molti compagni, straniti dalla presenza di una professoressa che aveva una carriera di autrice di grande spessore. Ma lo stupore più forte fu per la domanda del fratello di Emanuele, che già all’epoca si cimentava nella poesia e che terminata la lectio magistralis si avvicinò alla Luongo Bartolini per chiederle: “Professoressa, cosa si fa quando manca l’ispirazione?”.

Mi tocca ammetterlo, non me ne vogliano i fieri analfabeti dei diavoli elettrici che mi assistono come spiritual advisors: sono d’accordo con una professoressa. L’ispirazione c’è sempre. O meglio: l’ispirazione non cessa mai. Chi vive scrivendo, chi escluderebbe qualsiasi cosa dalla propria giornata pur di tuffarsi nel ticchettio incessante delle dita sulla tastiera, chi attraversa il tempo e le esperienze pensando a come possano tramutarsi in pezzi e libri, sa dove voglio andare a parare. Se è vero quel che diceva Einstein (“La mente è un paracadute, funziona solo quando si apre”…), è altrettanto vero che lo stato di grazia di una mente e di un’anima sempre aperte all’ispirazione è perenne. E qualsiasi cosa ti ispira, in qualsiasi momento. Come un libro preso a caso ieri sera, aperto a caso: pagina 85, Henry David Thoureau, una sua frase tanto amata da John Cage. “La migliore comunione fra uomini avviene nel silenzio”. Shut up.

Thoreau by night 11 marzo