Se dovessimo tracciare una mappa del prog contemporaneo italiano, dagli anni '90 ad oggi, la quantità di percorsi intrapresi sarebbe davvero notevole. Correnti, sottogeneri, adesioni più o meno dichiarate alla lezione dei maestri, orgogliosi tributi ai tempi che furono, instancabili ricerche di originalità: una costellazione di grandi e piccole band che rende la nostra nazione un riferimento per il “fare prog”.

In tale contesto si muovono i ragazzi del Giardino Onirico, un sestetto che si presenta con un singolare biglietto da visita: il punto di incontro/scontro tra differenti personalità, la confluenza tra una dimensione affine al metal progressivo, un'inclinazione visionaria ed enfatica tipica del rock sinfonico anni '70, un'apertura alle lunghe scorribande dal sapore psichedelico, in un panorama sonoro che punta allo strumentale d'atmosfera e di sostanza. Proveniente da Viterbo, Il Giardino Onirico nasce nel 2008, sforna il demo “Complesso K” nel 2009 e giunge al full-lenght dopo un lungo periodo di assestamento. Proprio per questo motivo il debut-album è abbondante nella proposta, come si confà a ogni sospirato e atteso esordio.

Un titolo emblematico come “Perigeo” solleticherà i cultori del vecchio prog italiano ma il sestetto predilige i suoni impetuosi del metal più articolato, le distensioni allucinate di marca floydiana, quella teatralità tanto cara ai Pholas Dactylus che si esprime nei recitati di apertura, come emerge dal manifesto “B.S.D.”. Se i Pink Floyd delle litanie cosmiche di fine anni '60 animano il profondo excursus di “Utopia Planitia”, “Agosto” rivela passaggi in curiosa sintonia con i Daal.

Certo alcuni episodi si reggono su elementi ripetitivi e poco convincenti ma il concetto di base del Giardino Onirico è meritevole di attenzione.

http://www.myspace.com/ilgiardinoonirico

D.Z.