Basta poco che ce vo’, recitava un vecchio spot. A volte basta un anagramma e il gioco è fatto. Sembrerebbe così per l’Estate di San Martino, che spariglia le lettere e tira fuori Talsete di Marsantino: in realtà dietro c’è ben altro. C’è un tema classico, inevitabile, per il progressive: il tempo. La longeva band umbra lo affronta ancora una volta, in un perpetuo pendolo che oscilla tra passato e presente, tra l’eredità di un genere che si ostina a non morire e il futuro tutto da scrutare. L’Estate è uno di quei gruppi attivi da tanti anni ma balzati all’attenzione dei cultori prog solo di recente: una storia vecchia per questo panorama, che conosce spesso vicende artistiche costruite su ritorni e affermazioni orgogliose.

Il tempo è alla base anche dell’originale concept del gruppo: l’archivista Talsete fronteggia un enigma tra l’urgente attualità del Long Now Clock (l’orologio del tempo presente) e il magnetico salto all’indietro di Hallucigenia, il fossile di Burgess. Dopo “Alder” (2006) e “Febo” (2008), il chitarrista Riccardo Regi e i suoi puntano all’opera più ambiziosa, non solo per la dimensione aperta da “working band” e il coinvolgimento di eccezionali special guest (Steve Hackett, Francesco Di Giacomo e Bernardo Lanzetti), ma anche per l’articolazione concettuale e l’adesione – ormai definitiva – a un linguaggio totalmente progressive.

Si intravedono chiaramente i riferimenti che spaziano dal mondo Genesis (con addentellati alle carriere soliste e ai Brand X) all’accoppiata Banco/PFM, ma il quintetto amalgama bene ogni influenza sfoderando un sound compatto e deciso. A differenza di molti colleghi che rispolverano un linguaggio passatista in particolare nei suoni, l’Estate punta a un approccio più fresco, spesso melodico e arioso. Il rock-jazz spedito di “Archivista”, l’art-rock composito di “Mono Lake”, “S.e.n.o.” e “Pesce vela” e il pastello elettroacustico di “Hallucigenia” cedono il passo a episodi più intimisti (“Il cielo per San Lorenzo” e “Long now clock”, “Otto” con Hackett e Di Giacomo), fino ai confini del prog-folk (“L’estate di San Martino”).

Un ottimo album per l’Estate: convincente, dal profilo signorile, tirato a lucido ma non freddo, consigliato ai palati fini.

http://www.lestatedisanmartino.it

 

D.Z.