Non ci avevo mai fatto caso: tutti e cinque i membri dei PropheXy indossano gli occhiali. Fossero stati gli anni ’70/’80, epoca di stereotipi duri a morire, qualcuno avrebbe parlato di gruppo “quattr’occhi”, di band di studentelli, di ensemble palloso di pseudo intellettuali. E sarebbe stato un grosso errore, perchè la band bolognese è tra le più interessanti in Italia a coniugare l’asperità e l’arrangiamento sofisticato con l’immediatezza e la grinta.

Il logo del divieto di 4/4 campeggia anche nel live album “Improvviso”, registrato in una serata teatrale nel vicentino il 17 marzo 2012, con un ospite che apparentemente ha poco da spartire con l’avant-rock dei PropheXy: Richard Sinclair. L’ex Caravan/Hatfield/Camel, associato solitamente alla musicalità più soffice ed eccentrica di Canterbury, compare nello scorcio finale con le evergreen “Disassociation” e “Golf girl”, una sorta di bis creato per scompaginare e deviare rispetto alla sequenza jazz-rock sfoderata dai padroni di casa. Ipotetica via di mezzo tra King Crimson, Area e certe tentazioni da sympho-rock italiano, i PropheXy inseguono il sogno di pezzi ampi con sfuriate rock, pause meditative – la presenza del flauto influisce molto in tal senso – e costruzioni ardite, ancora più meritevoli di attenzione poichè proposte live.

Ma cosa hanno in comune con Sinclair, oltre agli occhiali? Il territorio di operatività, ovvero l’incontro tra jazz e rock: se Richard aveva lavorato a una centralità melodica, i Prophexy puntano sull’agilità tecnica. L’accoppiata “La rotonda della memoria”/”Stralci di quotidiano” aggiorna certi moduli rock-jazz, e tra i brani già conosciuti – vedi le rinnovate “Tritone” e “Babba”, tra i pezzi più rappresentativi del quintetto – la resa è soddisfacente, con una particolare compattezza d’insieme e quel sound ispido e spigoloso a suo modo anomalo per il nuovo prog tricolore.

Un buon biglietto da visita se non conoscete ancora i PropheXy, una conferma se seguite da tempo il quintetto.

www.prophexy.com

D.Z.