Decisamente in linea con le proposte della 10T Records e in generale con quell’ala “più realista del re” di tanto progressive americano, il disco d’esordio del progetto The Anabasis rimanda inevitabilmente ai peggiori luoghi comuni del progressive. Le suite – anche più di una all’interno dello stesso album – il concept dalle tematiche mitologiche, l’ospitata di lusso (Ryo Okumoto): insomma quegli elementi che spesso hanno reso questo genere caricaturale.

“Back from being gone” non si distacca da tante opere new prog a stelle e strisce, accentuando la componente heavy: gli Anabasis risultano dunque un trait d’union tra Spock’s Beard e Shadow Gallery, tra Magellan e gli ultimi Fates Warning. Il nuovo progetto è idea del polistrumentista Barry Thompson e del paroliere George Andrade, ma il duo ottiene l’effetto grandeur grazie a un team di collaboratori ben spalmati nell’arco di sei ampi brani.

Le suite “Rome” e “Egypt” sono i momenti più alti di un disco che non offre grandi momenti di fantasia o imprevedibilità e che presenta un songwriting convenzionale, con qualche spunto intrigante nella disponibilità ad alternare differenti moduli, dall’acustico ai power chords, dagli sviluppi epici alle melodie più cristalline.

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D.Z.