Giovanissimi e promettenti questi Finister. Peccato che il nome rimandi – creando evidentemente confusione – alla band italiana più importante del nostro new progressive: l'impostazione stilistica invece è meno “conservatrice” e più in linea con l'età della band. Il giovane quartetto fiorentino si presenta bene, con un Ep il cui titolo rinvia alla stagione psichedelica e il cui sound rimanda anche alle esperienze alternative-prog dai Mars Volta ai Riverside, e per certi versi i Porcupine Tree depurati da certi climi piovosi.

Tinte hard senza sfociare nella prevedibilità metal-prog, una certa attenzione a evitare prolissità e perifrasi (complice anche la breve durata dei brani), alcuni elementi come la voce e la direzione melodica necessitano ancora di una messa a fuoco. “Simon says” e “Absinthic vision” godono della produzione di Gianmarco Colzi e convincono per la compattezza, gli altri episodi hanno meno mordente ma in generale c'è un'idea di fondo che ha solo bisogno di essere sviluppata meglio, magari in un album intero.

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D.Z.