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Perché si scrive?
C’è chi dice di scrivere per sé stesso, ma sento che c’è qualcosa di più in ballo.
Credo che si scriva per costruire un senso. E’ un discorso relazionale, si scrive affinché qualcuno legga e rimetta in circolo idee e immagini incarnate nella parola potente. A volte talmente potente da spingere a un cammino, da far attraversare confini per arrivare al limite. Alla fine delle terre.

Un paio di giorni fa mi è arrivato un messaggio.
Un mio nuovo lettore, che è anche uno scrittore. Colleganza e comunione.
Finalmente sono arrivato a Finistére. Proprio ora mi trovo davanti al casale. Ho parlato con la proprietaria ma non mi ha fatto entrare.
L’immagine che mi ha mandato mi ha emozionato nel profondo: il libro sui CSI sottolineato dunque vissuto – il senso costruito – e fotografato insieme al casale di Le Prajou. Esattamente dove nacque, 31 anni fa, il disco che ho raccontato.

Alessandro Ebuli è andato con la sua compagna a Guimaec, in Bretagna, a curiosare nei dintorni della casa che Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Gianni Maroccolo, Francesco Magnelli, Ginevra Di Marco, Giorgio Canali, Alessandro Gerbi e Pino Gulli riempirono di suoni e parole.
Ecco perché ogni tanto arriva qualche italiano a curiosare, avrà pensato la padrona di casa.

Poi è sceso giù al mare, alla Plage de Vilin Izella, tra le rocce ventose del Nord.
E’ proprio il caso di dire che è stato un tempo il mondo.