Mai copertina fu più azzeccata. La misteriosa incisione di Flammarion (contenuta in un testo dell'astronomo francese ma di ancora ignota provenienza), nel ritrarre il cercatore che buca la volta celeste per scrutare le meccaniche del cosmo può essere interpretata come metafora del musicista progressive. Un musicista che va oltre le stelle fisse del rock per addentrarsi in aree inesplorate.

I Druckfarben restano legati al cielo stellato del prog senza offrire nuove soluzioni, ma il loro progetto è degno di nota. La band di Toronto è assai attiva dal vivo e nei propri spettacoli presenta, accanto al materiale originale, classici di Yes, Genesis e Gentle Giant, i nomi che più di altri hanno influenzato il prog nordamericano. Anche i pezzi che compongono l'omonimo album d'esordio del quintetto risentono di tali riferimenti, in una costruzione sonora che passa in rassegna – a mo' di tag… – stili e peculiarità dei grandi del prog.

“ELPO” (titolo inequivocabile…) e “Smaller wooden frog” rincorrono proprio la quadratura possente di “quel” trio, la linea comune degli altri – pensiamo a “Influenza”, “Dead play awake” e “Sons of Anakim” – rimanda agli Spock's Beard. Art-rock robusto, articolato in flash e scatti tra Yes e Kansas, con slanci melodici di ispirazione beatlesiana: i Druckfarben sanno sviluppare un clima secco e rapido, spingendo sugli scambi tra chitarre e organo e valorizzando il taglio rockeggiante di Phil Naro, a suo agio anche nelle atmosfere AOR di “Seems so real”.

Un buon disco d'esordio, più realista del re e per questo piuttosto impersonale, ma ideato e realizzato con gusto ed energia.

http://www.druckfarben.ca

D.Z.