Gioventù progressive all’assalto! E’ la volta dei Marchesi Scamorza, un nome bislacco – decisamente in linea con la grande tradizione del nostro prog – dietro il quale si cela un’agguerrita formazione ferrarese, nata da qualche anno e subito giunta al sospirato full-lenght. Mentre una larga fetta del rock contemporaneo italiano (soprattutto quello di area indie/alternative) si muove tra Ep e mini-album, il prog tricolore si presenta sempre maturo e ambizioso, non tralascia mai la lunga durata anzi si mostra sempre legato al long playing. I Marchesi non sono da meno e in questo debutto lanciano la propria visione del rock d’arte: oscillando tra PFM e Genesis, Delirium e Yes, i ragazzi confezionano un buon biglietto da visita.

“Sentieri di carta”, “Lo schiavo di Babilonia” e “Il castello delle stagioni” sono episodi emblematici: rock scattante e articolato, che sfrutta sia certe morbidezze acustiche che un piglio più sfrontato e graffiante, accostandosi tanto all’epicità cara al Biglietto per l’Inferno quanto al brio spumeggiante di De André con la PFM. Nella freschezza di fondo e nell’equilibrio tra le varie componenti, i Marchesi non sono affatto distanti dai corregionali Barock Project: se però i bolognesi hanno rivelato con il tempo un perfezionismo impeccabile, il giovane quintetto ha ancora delle incertezze (specialmente nelle parti vocali) e a volte non si libera da una certa piattezza.

Nonostante i difetti genetici, “La sposa del tempo” presenta al pubblico una band a suo agio nell’interpretare la grande tradizione prog tricolore.

http://www.marchesiscamorza.com

 

D.Z.