Nel corso degli ultimi anni, dall'incontro tra alternative e progressive, sono salite agli onori della cronaca alcune band come North Atlantic Oscillation, Oceansize, Pure Reason Revolution, Pineapple Thief, Amplifier e per certi versi gli Anathema più recenti. Formazioni che nel migliore dei casi hanno dato alla luce dischi affascinanti e suggestivi, nel peggiore opere informi, senza direzione e personalità. I Sanguine Hum sono nel mezzo.

Da una parte, ottime idee veicolate da un gradevole senso melodico e da un'immediatezza lodevole, dall'altra una proposta talvolta scialba e anodina, che contrasta anche con il bel lavoro di produzione realizzato. Il quartetto di Oxford nasce dalle ceneri degli Antique Seeking Nuns e della Joff Winks Band, con il passare del tempo si è concentrato su un rock d'arte radiofonico e sofisticato al tempo stesso: canzone al centro, debitamente aperta ad ampi spazi strumentali.

“Diving Bell” offre diversi punti di vista su un'ipotesi di neo-prog contemporaneo: grandi e lussuosi scenari alla Pink Floyd, la voce di Joff Winks affine a Geddy Lee, il sapore di un rock elegante e sontuoso alla Elbow, vaghe reminiscenze Porcupine Tree. Il modello prevalente nel disco emerge da brani come “No more than reserve”, “Dark ages” e “Coast of Nebraska”, rock song disponibili all'arrangiamento mutevole, alle melodie ariose, ai break imprevisti tra scampoli acustici e riff fragorosi.

“Diving bell” scorre con garbo e lucentezza, sicuramente non sarà gradito ai duri e puri del prog ma rivela una scrittura suadente e rifinita che maturerà con il tempo.

http://www.sanguinehum.bandcamp.com

D.Z.