Quando un artista è eletto?
Secondo Paul Klee lo è quando si spinge verso il fondo segreto, in direzione del battito del cuore. Mi piace pensare che nella mole titanica di dischi usciti nel 1991, tanti e tante abbiano esplorato quel fondo.
Trent’anni fa credo di aver stabilito il mio personale primato di dischi acquistati. D’altronde ne uscirono moltissimi, una parte speciale di questi ha segnato il volto del rock contemporaneo fino ad oggi. Penso a Laughing Stock, a Screamadelica, a Out Of Time, a Achtung Baby, persino al Black Album. Ricordo con gioia e brivido Angel Rat dei Voivod perché erano cazzeggioni esoterici e matematici; No More Tears di Ozzy perché la chitarra di Zakk Wylde si moltiplicava a dismisura; Ten dei Pearl Jam perché era un fatto di serietà, potenza e vestiti a strati.
Faccenda a parte quella di Seattle.
1991 di Nirvana, Tad, Mudhoney, Skin Yard, Screaming Trees, Soundgarden. Li abbiamo amati, e anche tanto, perché suonavano punk con la maglietta dei Black Sabbath e il berretto degli Aerosmith, andavano un po’ di chilometri più su ai concerti dei Rush e si addormentavano, poi trasmettevano il risveglio, il disincanto, l’assenza di retorica. Forse nei Pearl Jam la retorica c’era ma c’erano anche i grandi pezzi, e la sostanza va sempre rispettata.
Li racconterò domani nel primo appuntamento del ciclo Nevermind: rock e dintorni nel 1991. Gli amici del Caffè Letterario di Lecce lo hanno ribattezzato Aperitivo Distorto, a ragion veduta. Il rock ci sarà con tanti video, i dintorni li metto io con un po’ di chiacchiera, il battito del cuore dell’artista eletto lo porterà un pezzo di storia rock di trent’anni fa.