Progressive

Banco del Mutuo Soccorso: ’40 anni’ (Sony Music)

1972. Annus mirabilis per la storia del rock, specialmente in Italia. Anno di festival e debutti discografici, di classifiche rivoluzionate dall'avvento delle nuove rock band. Anno di grandi risultati: il boom della PFM di “Storia di un minuto”, l'exploit degli Osanna con “Milano Calibro 9”, la popolarità delle Orme di

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Mogador: ‘Absynthe Tales of Romantic Visions’ (Mentalchemy)

Nonostante l’implosione della discografia e il corrispettivo trionfo del revival in ogni suo aspetto (dalle reunion allo sfruttamento del back catalogue) non mancano formazioni neo-prog che, passo dopo passo e disco dopo disco, crescono in termini di maturità e qualità. Pensiamo ai Conqueror, ai rinnovati Syndone, agli StereoKimono, tanto per

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Dianoya: ‘Lidocaine’ (ProgTeam)

Lidocaina. Lo spirito del progressive, pur nascendo dalle ceneri della psichedelia e della temperie “allucinogena” dei secondi anni '60, non ha mai avuto confidenza con l'allargamento della coscienza. Figuriamoci il cerebrale e studiato progressive metal. Ciononostante i Dianoya intitolano “Lidocaine” il nuovo disco e confermano l'impostazione heavy prog del debutto

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Osanna: ‘Rosso Rock’ (Afrakà)

E reunion fu. Ma c'è reunion e reunion. Pensiamo all'ultima incarnazione dei Van Der Graaf, completamente proiettata verso il nuovo come testimonia il recente album strumentale “ALT”. E in Italia? Dalla seconda metà degli anni '90 i protagonisti del nostro progressive sono tornati in larga parte in azione, tra studi

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Elf Project: ‘The Great Divide’ (10T Records)

Peccato che tanti gruppi prog americani abbiano pretese così basse e ambizioni così appiattite. Con la preparazione e la professionalità che si ritrovano potrebbero fare davvero molto di più. E' il caso degli Elf Project, nello specifico di Carl Schultz. Polistrumentista newyorkese, Schultz ha messo in piedi questo progetto inizialmente

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Artisti Vari: ‘Prog Exhibition 2’ (Immaginifica)

La storia del progressive italiano è costellata di piccoli e grandi festival. Dalla sua nascita, il prog tricolore si è espresso sul palco, da Viareggio al Parco Lambro, dal Be-In a Villa Pamphili: dal vivo sono esplosi gli amori per Jethro Tull, Genesis e Van Der Graaf, dal vivo PFM,

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Master Experience: ‘Billions Of Grains’ (Autoprod.)

C'è qualcosa di anomalo nel debutto dei Master Experience, e risiede nella loro principale influenza e nel lungo lasso di tempo trascorso tra la fondazione e il debutto. Raramente nel panorama prog italiano abbiamo trovato una band così innamorata dei Fates Warning, quelli abrasivi e dinamici di “Disconnected” e “FWX”:

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Autumn Chorus: ‘The Village To The Vale’ (AltrOck)

Benedetti siano – in questa calda estate di Scipioni, Caronti e Luciferi – gli Autumn Chorus. Già il nome fa molto, il villaggio tipicamente inglese in copertina aumenta il desiderio di fuga verso lidi temperati e ventosi, ma soprattutto l'intero album è una vera e propria sinfonia britannica, leggiadra e

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Il Giardino Onirico: ‘Perigeo’ (Autoprod.)

Se dovessimo tracciare una mappa del prog contemporaneo italiano, dagli anni '90 ad oggi, la quantità di percorsi intrapresi sarebbe davvero notevole. Correnti, sottogeneri, adesioni più o meno dichiarate alla lezione dei maestri, orgogliosi tributi ai tempi che furono, instancabili ricerche di originalità: una costellazione di grandi e piccole band

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