Frequento Piombino da anni, conosco propaggini e dintorni. Anche quelli dell’anima, che junghianamente contiene ciò che si accetta, almeno nella parte nota. Non era a me noto Claudio Jonta, probabilmente non sarà noto a tanti altri, soprattutto al di fuori della Val di Cornia. Eppure aleggia, me ne hanno parlato spesso quelli che hanno suonato con lui, che lo hanno accompagnato tra bevute e barricate, che hanno avuto in dono la sua musica, che gli hanno intitolato una via. Cantautore.
Covergreen ha appena scritto un libro su Claudio. Memorie, aneddoti, ricordi di uno scorcio elettrizzante di fine anni ’70 tra l’utopia e il riflusso, l’assalto al cielo e il ripiegare su un privato sognante, mai arreso. La lode in architettura rifiutata, i pugni chiusi, i treni, gli amori, la West Coast che bagna il Tirreno, canti su onde. E le canzoni.