Mudra Sounds VI.
Gurdjieff ha sfidato l’uomo moderno.
“Tu dimentichi, non hai memoria, dimentichi. Devi ripetere, ripetere, ripetere. Non hai potere di concentrazione”.
Lo ha invitato alla Presenza, all’Attenzione, al ricordo di sè.
Evidentemente Monsieur Georges Ivanovič – che la sapeva lunga ma era figlio del suo tempo, delle sue terre, della sua macchina, pur guidandola da maestro – non poteva preconizzare la marea di stimoli montanti subiti da noi ometti contemporanei. Ho accettato ancora una volta la sfida, cercando di dare attenzione totale e totalizzante a un disco che non ascoltavo da tempo, da tanto tempo. Così ho messo su Seasons In The Abyss.
Complici la tempesta ritmica di Dave Lombardo, il non plus ultra per certe sonorità estreme ma ragionate e chirurgiche, e la copertina del povero Larry Carroll, mi sono sentito spazzato via come trent’anni fa, quando il thrash era seriamente maligno. Suonare il male tra lussuria e compiacimento, godendosi l’ascoltatore risucchiato nel vortice.
Non posso dire di aver vinto la sfida, caro Georges Ivanovič: purtroppo per me ascoltare un disco vuol dire aprire una porta e trovarsi dinanzi a nuove molteplici porte, ognuna con una direzione potenzialmente allettante. Curiosity killed the cat, e tu odiavi l’inglese.
Arreso all’estetica della violenza di Hannemann e King mi sono immerso nell’immaginazione, salutando attenzione, presenza e ricordo. Una stagione negli abissi di tanto in tanto è ciò che serve.
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