Il Piemonte e la qualità dei tramonti.

Me li ricordo sin da bambino, quando dalla finestra della nonna osservavo rapito i ragazzi più grandi che ogni giorno, poco prima dell’imbrunire, si scatenavano – con morigeratezza piemontese, al ralenti – nelle loro partite di pallone. Mi affascinava il contrasto tra il polverone sollevato nello spiazzo del retro casa e la filigrana sabbiosa del tramonto. La stessa che ho ritrovato ieri.

Era da tempo che non raccontavo Battisti con tale distensione. Siamo stati in Villa Lydia, una verdeggiante dimora signorile che ospita, tra le varie cose, una serra dal design ottocentesco che avevamo alle spalle durante la chiacchierata. Una roba tipo Pink Floyd nel 68 ai Kew Gardens.
Mentre la musica procedeva e il cielo trascolorava, siamo arrivati al tramonto con quella pasta di colore delle estati monferrine di un tempo.

Grazie di cuore a Patrizia Marangoni e all’associazione Noiciproviamo di Pianezza; a Silvia per l’emozionante lettura di alcuni passi del mio libro (la restituzione è uno specchio prezioso); a Federico Bollarino per l’arguta moderazione; a Elena e Stefano per la brillante interpretazione; al pubblico che si è appassionato e finalmente, in conclusione, si è lasciato andare al canto.