Secondo Nietzsche la grandezza è nell’imprimere la direzione. Il fiume è grande quando accoglie affluenti, la musica è generosa quando riceve e porta con sé mondi oltre la partitura.
C’è un filo rosso – irruente, con quell’etimo che bene ha sottolineato Dante Sacco – che unisce, ad esempio, Monteverdi e i King Crimson, Mozart e George Harrison, Debussy e David Sylvian: musica come alveo di un sapere che scorre da lontano verso futuri oceani. Ascoltare un brano, un’opera, un album, è esperienza: apprendimento sonoro e rito di iniziazione, viaggio dell’eroe.
Ieri sera tra collane imponenti di ulivi silenziosi, nell’umido isolato della campagna a sud del sud, in occasione della Festa della Sita di Alessia Tondo abbiamo raccontato, scoperto e assorbito i simboli antichi che legano i semi della melagrana e le corde della chitarra, il rossore sulle gote di Atena e il profondo suono creatore del tamburo.
Cosmogonia e pucundria, orti conchiusi che raccolgono e lentamente lasciano andare.
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Ph M. Cotugno.