Passai un’estate sulla spiaggia solitaria.
Non c’erano echi di cinema all’aperto, né il minatore bruno. Solo orme antiche, brusii delle onde. Oceano junghiano.
Un desiderio: ombrellone chino, sedia insabbiata. Come Charles Aznavour sulla copertina di Il bosco e la riva, foto metafisica di Caesar Monti.

All’alba degli anni ’90 un giornalista commentò un disco scrivendo: questo sound è denso come una crema di piselli. Credo si trattasse degli Hard-Ons, che insieme ai Dickies si contendono la palma del nome più bello per un gruppo.

Riascolto Seasons In The Abyss degli Slayer. Mi sfugge ancora l’arcano di quel suono infernale. Probabilmente la risposta è nella tendina di polvere: una quarta parete tra la bolgia maligna e l’ascoltatore atterrito.

Oggi terminano le Parentalia. Tacita Muta assiste, dito sulle labbra. La sfida del silenzio contro il fragore delle dita sui tasti, degli occhi tra le righe, dei pensieri a briglia sciolta.
Nella foto rubata in aeroporto, durante l’ennesima rumorosa attesa, ordinavo un polverone di concetti che vedranno presto la luce in due nuovi libri. La riscopro come una tendina tra il ricordo e il presente.
[Ph. M. Cortese]