22.11.20.
Oggi ho cominciato a scrivere un nuovo libro. Se tutto è numero, tocca iniziare nel giorno ideale: caos, individualità e binomio. Il magma circolare, il primo passo, il secondo, la direzione. Tutto torna nella frequenza del due. La coppia: chi scrive e chi legge. Se sommiamo le singole cifre compare l’otto, che mi insegue da qualche tempo: la ruota del Dharma, l’ottuplice sentiero. Direi che ci siamo.

Durante la Prima Grande Chiusura ho scritto poco. Il 5 marzo era uscito il mio ultimo Battisti, tempismo perfetto con le serrate. Evidentemente il librino doveva camminare da solo, emancipato, passeggio virtuale. Ora siamo nel pieno di una nuova immobilità virale ma questo progetto – afferrato al volo anche se proveniente da lontano – è così allettante da non poter essere ignorato. Non so quando uscirà, spero quanto prima, a patto che quel quanto prima coincida con il quando finirà tutto. Si scrive per chi legge, si auspica che chi legge faccia due o più passi per scoprire la sua copia. Si scrive per girare, parlare, ascoltare, per nutrirsi di facce, di stupori, soprattutto di contrarietà. Scrittura e messa in moto, mari interiori.

Con la barba da lockdown, anzi da profeta in odore di assunzione celeste o precipitazione infera, ci si avvia come sempre tra musica e parola. Letture incolonnate alle quali ci si affeziona, spunti da cogliere in alto e in basso, oracolo numerico. Sub Auspiciis Rock Deorum.