Il segreto è nell’impasto del nome nella bocca. Una fornace che riceve l’intensità del pensiero e macina il getto della parola.
Quando qualcuno pronuncia “George” in quel modo – un modo che è miscuglio presocratico di ammirazione, trasporto, gratitudine – allora è un membro della sezione esoterica. Era così denominata l’elite dei più meritevoli adepti dei maestri greci e alessandrini; poi il primissimo cristianesimo, poi il microscopico universo gnostico. Pochi, consapevoli, di valore.
Beatles ed esoterismo sono agli antipodi, cultura pop e nocciolo duro sapienziale non possono non esserlo (anche se…), e il drappello di amanti di George è equidistante; membri onorari del circolo della dissidenza rock. Nelle canzoni imbronciate, col sorriso accennato e l’intreccio di rivalsa e consapevolezza, di direzione individuale e abbraccio all’umanità, c’è il senso di uno straordinario musicista che è stato anche ambasciatore culturale. East meets West, si diceva all’epoca.
Usciti dallo stordimento natalizio, con le amiche e gli amici dell’associazione Prog On canteremo e racconteremo All Things Must Pass. Una serata tutta quanta sul capolavoro del 1970, con la benedizione di Sir Frankie Crisp, delle Apple Scruffs, di Srila Prabhupada: 29 dicembre, Officine Cantelmo, Lecce. Hare Krishna for xmas.