E il giorno della fine non ti servirà l’inglese.
Le melodie sono insidiosi tarli. Si annidano, prendono spazio, insistono.
Quando le focalizzi, inquadrando brano e album, si apre un varco. Si mettono in sequenza impressioni e ricordi, si visualizzano esperienze e vite.
Una canzone preziosa suggerita a una persona cara snida sensazioni antiche, percorsi remoti. Un balzo dal solco alla volta celeste: le note diventano inchiostro, righe su righe, giallo su blu. Ammassi stellari.