Io amo Firenze. Lo so, non ha lo stesso impatto di “Ich bin ein Berliner”, la retorica it’s not my cup of tea, con buona pace di Quintiliano. Però amo Firenze. Amo arrivarci anche per vie traverse, tipo via Trento. Raggiungere il Trentino su rotaia è pura gioia per gli occhi: quanto si gode a sedersi sul Verona-Bolzano, con il vagone che fende, taglia, buca e attraversa la montagna, e metro dopo metro sfila nelle valli circondate da vette costellate di castelli e chiesette.

Poi arrivi lì, incontri splendide persone come Emilio Galante (Sonata Islands mastermind), Elias Nardi (a tuscanman in Trento), rivedi Dauno & Roberto dei Runaway Totem, ti godi la faccia piacevolmente cattiva del prog con il concerto degli Yugen, conosci finalmente Paolo Morando e scopri che dietro la facciata di placido cronista locale può nascondersi un diabolico collezionista kraut. E quant’è silenziosa la notte trentina, quant’è rapido il passaggio volante per Milano e Torino – fitto di incontri e di coincidenze – e poi di nuovo lì, Toscana benedetta. Anche perchè ci arrivo con le suggestioni offertemi da Nik Comoglio, dita sagge sul pentagramma, veloci sulla tastiera, occhi nuovi sul territorio tosco.

Inutile dire che viaggiare è vitale, è continua scoperta. Ad esempio stavolta ho scoperto che anche nel comodo e morbido Frecciargento ci sono cessi dove per pisciare hai bisogno di doti da equilibrista. Viaggiare è musica. Dimmi che cos’hai nel lettore e ti dirò chi sei. Se poi ci metti accanto un libro l’anamnesi è completa, come testimonia il mio apparato audiovisivo di questo ultimo giro. Da leggere Il signore delle mosche di William Golding: straordinariamente agghiacciante. Poi grandi nomi per le orecchie: Into the blues di Joan Armatrading, Born to sing: no plan B di Van Morrison (because Van is the man, remember), il solito Fate of nations di Robert Plant, High contrast di Gàbor Szabò (perchè Breezin è luce pura), Tempest di Bob Dylan (l’unico vecchio bacucco che riesco a tollerare). Toh, c’è anche Musicante di Pino Daniele: in omaggio al principio vitale per il quale la musica marchia a fuoco luoghi e visite, questo disco del 1984 fu la colonna sonora del mio primo viaggio alla Reggia di Caserta, avrò avuto 9 anni. Ricordo il sottofondo di Musicante e Age of consent dei Bronzki Beat più che le statue e le stanze regali: punk’s not dead, caro Vanvitelli. E dopo tanto onanismo solista, stavolta ho portato con me anche un gruppo. CSI. Ko de mondo. Quanto ho amato questo disco? Tanto: un giorno vi racconterò.

Arrivo a Firenze con pochi minuti a disposizione, schiacciato da una breve ma intensa mattinata livornese e l’urgenza di un ritorno a casa per vedere la mia piccola – che ha cominciato a lallare in mia assenza, la birbona – e la mia grande che devo stritolare. A me Firenze piace da respirare, da assorbire, da penetrare dolcemente senza pensare di essere turista o visitatore, bensì cittadino temporaneamente in missione altrove e tornato per un blitz di odori, luci, rumori. E così dalla stazione mi tuffo ficcandomi tra i turisti in fila, attraversando i capannelli di giapponesi, comparendo come special guest inatteso nelle foto dei crucchi in gita. Un elogio del frammento, da ricomporre ex post, nel ritorno alla scrittura. Sono anche orgoglioso stavolta: dei ragazzi mi hanno chiesto dov’è Via de’ Pecori e ho risposto al volo! Un cane da trifola come il sottoscritto, che nasa i postacci dove si mangia tosto e si spende poco e gli spacci di dischi deluxe, non può non sapere che in Via de’ Pecori ci sono i mangiarini di Leonardo e ci si arriva da Via dei Vecchietti, dove c’è il mitologico Marquee Moon. Scusate se è poco.

A Firenze comprai delle polacchine verdi, perfette per il viaggio: suola gommosa morbida, che ti fa sentire le asperità delle strada senza farti male, così puoi inorgoglirti pensando che tra i miliardi di piedi che l’hanno calpestata ci sei anche tu. Perfette perchè mi portano nel caos e mi accompagnano nella successiva ricomposizione, quando dal marasma cominci a recuperare i particolari. D’altronde lo insegnano i CSI: “A tratti percepisco tra indistinto brusio particolari in chiaro”. Have a nice green trip.