L’inquietudine che indosso io so che non ha età.
Vecchio mio, è stanchezza la nostra, malinconia.

Una decina d’anni prima Victor Sogliani era famoso.
L’Equipe 84. Classifiche, tv, radio, cantagiri, sorrisi, canzoni, palchi, il beat italiano nel pieno del suo trionfo ottimista e floreale. Poi le inquietudini del Sessantotto. Si innalzavano barricate, calavano sipari per chi aveva cantato sull’onda del boom.

E la verità dov’è?
Che sapore ha?
E voltarsi indietro e dire:
Chi sono io?

Così cantava Victor in L’inquietudine. Il brano più bello – il più dimenticato, confinato in una pozza oscura, forse inevitabile per un Lou Reed padano – di Grande Italia. Un doppio album collettivo made in Modena apparso nel 1975 e subito svanito nell’oblio, seducente chimera per collezionisti mastini.

Parleremo di questo disco misterioso e di tante copertine dell’epoca, manifesti del mondo giovanile italiano tra anni 60 e 70, sabato 30 aprile a Sacile (PN), nel programma della Settimana della Cultura 2022. Appuntamento a Palazzo Ragazzoni, ore 20.30. Insieme a me ci sarà Renato Portolan, folletto visionario che nelle immagini della musica scopre sempre connessioni e rimandi sorprendenti.

Per l’occasione, visto che Abbey Road e Una giornata uggiosa hanno copertine-matrioska piene di storie, racconterò anche il mio nuovo libro, che di inquietudine per scioglimenti e separazioni è intriso.

[La foto della copertina di Grande Italia è tratta da Seduto in quel caffè… Fotocronache dell’era beat (2003) di Massimo Masini, Rfm edizioni]