…Sarebbe meglio camminare carponi
vagabondi pelosi di cespugli e pozzanghere padroni
Maledetti e senza avere regole
e riconoscere gli odori, saper le stagioni, pisciare sopra i muri,
non lavarsi mai, non essere cattivi e neanche buoni…

Sono alcuni versi di una canzone di Claudio Baglioni, tratta da Oltre. Si chiama Io, lui e la cana femmina, parole e musica da annusare, un carosello di immagini che chi ha una relazione con un cane comprende perfettamente. Anche quando l’empatia tra due e quattro zampe si limita a una passeggiata, a un incontro fugace di nasi che captano insieme, ad altezze diverse, folate di vento o odori di terra.

Questa signorina riccia si chiama Milka. Per esteso, all’anagrafe canina, Milka Del Piccolo Tempo. La prima volta avevo capito Tempio, così mi ero fatto tutto un viaggione misterico pensando alla cana arcaica prima della sua vita attuale da lagotto romagnolo vorace di premietti: una austera vestale dell’osso che officiava i riti con la coda a pennacchio a mo’ di incensiere.

Milka è stata la protagonista delle escursioni in Val di Mello. In questa foto presa durante una domenica mattina piovosa, in un momento di tregua coi polpacci doloranti dopo gli innumerevoli chilometri tra sassi, morene e faggete, era tutta pimpante e rimbalzosa, quattro zampe motrici perpetue. Una via di mezzo tra gli orsetti di Star Wars, Scooby-Doo e Sbirulino.

Dice: le manca solo la parola. E perchè mai? Esprime perfettamente tutto ciò che sente, che bisogno c’è di verbalizzare. Togliessimo noi umani un po’ di parole, sarebbe tutto più semplice.

…Ce ne andiamo a spasso, felici nella coda,
il cuore suona da contrabbasso
E andiamo con la vita addosso
e addosso a questa vita come a un osso da rosicchiare…