Una Sony da 90 minuti.
Me la recapitò un amico musicista più grande di me. In quegli anni dilagava Mark Knopfler e anche lui andava in giro con fascetta tra i capelli – pochi, coraggiosi – e giacca chiara con le maniche tirate su. Il suo vero idolo però era Danilo Rustici.
Fu con quella cassetta che avvenne una delle mie più belle iniziazioni: lato A L’uomo, 1971; lato B Landscape Of Life, 1974. Un accostamento poco filologico poiché tra quegli Lp c’erano due titoli cardine come Milano Calibro 9 e Palepoli, ma vista la fame dell’epoca non andavo tanto per il sottile.

Fu irripetibile la sensazione che provai tempo dopo nel sentire che il disco del 74 non finiva in modo così brusco come sulla cassetta ma proseguiva fluente, torrenziale. Scoperte postume, dagli scambi carbonari dei nastrini pirata al godimento trionfale, anche tattile e visivo, dell’album bello grande e tutto da tuffarsi dentro, una finestra nell’immaginario elettrico.

Con gli Osanna sono cresciuto e li ho amati. Sono uno di quei gruppi che senti tuoi più di altri perché ti arriva addosso tutta la passione del loro rock identitario, e il fatto che fossero napoletani era attraente per uno sbarbatello semi-campano che trovava sbalorditivo che a pochi chilometri ci fosse stato un gruppo che faceva numeri del genere. Bandiera rossa in chiave hendrixiana, il teatro rock allegorico e politico, le facce pittate, il grande e profondo respiro di una città antica e popolosa nell’aristocrazia progressive.

In seguito ho avuto l’onore di conoscere Lino Vairetti, di averlo visto tante volte in concerto, di aver fatto un po’ di cose belle con lui e i rinati Osanna. E come spesso ho scritto o detto in radio, i nuovi Osanna sono una formidabile macchina rock.
Il libro scritto da Franco Vassia – penna ricca di immagini, poesia e vis militante – riaccende antichi ricordi, in uscita c’è il nuovo album Il Diedro del Mediterraneo, ascoltato in anteprima, rock d’arte misterico e poroso. Quando si è giovani e incazzati si urla Fuje ‘a chisto paese, poi si scopre che un po’ di motivi per restare ci sono.