Quanta memoria c’è dietro un quadrato di cartone. Quanta vita – o sarebbe meglio usare “vissuto”, con tutto il carico di esperienza, uno strascico emozionale – è racchiusa nella combinazione tra solco, canzone, immagine.
Ieri a San Vincenzo è accaduta una cosa singolare. Una cinquantina di persone hanno lasciato il tepore domenicale per un dialogo sui dischi del cuore. Dialogo: ascolto del mio racconto di album in album, ascolto collettivo del racconto di ognuno, ascolto del vinile su piatto canzone dopo canzone. Da Lucio Dalla a Courtney Pine, da Sixto Rodriguez a Perez Prado passando per Beatles, Brian Eno, Led Zeppelin e Depeche Mode. Insieme, come non accadeva da tempo. Per un pomeriggio non più monadi con auricolari ma parti di un insieme. Come diceva Claudio Jonta, vado a cercare un po’ di me fra gli altri.
Mi sono confessato portando il disco rubato dei Black Sabbath, ho scoperto la polpa funk nella disco music portata da orgogliosi e pioneristici dj, ho assorbito l’emozione di persone che non hanno voluto dire nulla ma che consegnando il disco del cuore ci hanno svelato un pezzo della loro storia, da Elvis militare ai Pink Floyd dell’assenza. Un pomeriggio emotivo a 33 giri, in una biblioteca divenuta tana magica di suoni e visioni.