Diogene il cinico sosteneva che anche il sole penetra nelle latrine, ma non ne è contaminato.
Così l’elefantino magico che ho trovato qualche giorno fa, sul davanzale di una finestra, passeggiando sul viale della stazione. Incontaminato dal traffico, dai rumori di clacson e imprecazioni di automobilisti, indifferente nella sua celeste natura lignea.
Peccato sia scheggiato, ma non è per questo che l’ho lasciato lì: è bene che resti placido sulla sua torre di guardia.
Quanti ne avevo di oggettini così, di tanto in tanto li disseminavo anche in giro per lasciare segni di Ganesh e Indra, hai visto mai che qualcuno li trova e scopre memoria e fortezza.
Se l’albero è la lentissima esplosione del seme, l’elefante è minuzioso intaglio del ramo.