Colpa di “Apolide”. In quell’attacco che dichiara un’adesione al jazz-rock, in quell’unisono sax/chitarra che rimanda inevitabilmente alla lezione del Perigeo, c’è solo una parte del mondo sonoro esplorato da Walter Marocchi nel suo nuovo disco. Mai come questa volta il suo progetto Mala Hierba – forse sarebbe meglio considerarlo una “working band itinerante”… – si propone come qualcosa di avulso dalla classificazione in generi e di contrario alle fratture tra culture e correnti.

Le onde del mare, nella loro immutabile ciclicità, lasciano sulle rocce uno strato di sale: in greco si dice Alisachni, un’immagine forte che ha ispirato il chitarrista lombardo a partire dal titolo. L’album si muove proprio su questa rotta: un diario di viaggio, una tavolozza con colori stemperati dalle onde dei mari del mondo, una serie di appunti su incontri e scambi culturali, evitando il magma indifferenziato ma preservando la peculiarità dei singoli elementi. Svettano il blues pungente di “Hobo”, un’idea progressiva e swingante di folk-rock (“Il mago del memè”), le macchie pulsanti di “Nidi”, la scrittura densa (quasi cameristica) di “Yalistan” e soprattutto la felice intuizione di “Trebisonda”, un arco sonoro a base di rock, jazz e world che abbraccia Area, Mauro Pagani e Canzoniere del Lazio.

“Alisachni” è un lavoro riuscito per la molteplicità di direttrici e suggestioni arrivate alla penna di Marocchi e per l’omogeneità del risultato. Sono lontani i tempi heavy-prog degli Anacondia, notevole il passo in avanti rispetto al primo lp solista Walter: colpiscono l’ampia disposizione strumentale, la pluralità delle voci, la centralità di un dato melodico che non trattiene voli solisti e deviazioni impreviste. Fascinoso e maturo.

http://www.cinemarocchi.com

 

D.Z.