Che gran musicista John Hackett. Dopo l’eccellente album rock “Checking Out Of London” e il recente comeback con Nick Magnus, il fratello di Steve Hackett torna con un lavoro a lui più congeniale, acustico e di estrazione colta. “Moonspinner” è un album per flauto e chitarra acustica, che John affronta senza l’apporto del blasonato fratello a differenza di “Prelude to summer”, confermando ancora una volta la sua versatilità ma soprattutto il gusto, l’eleganza, la direzione.

Al di là della “Syrinx” di Debussy e dell’Andante bachiano (con Andy Gray alla chitarra), il grosso dell’opera si concentra in quattordici brani originali che cattureranno sicuramente l’ascoltatore progressive. Merito di un approfondimento di quelle radici classiche e quella predisposizione alla riscoperta acustica tanto care a Genesis, Yes e Renaissance, agli stessi Jethro Tull. Da una parte episodi incalzanti e vivaci come “Appassionata” e la title-track, dall’altra cantucci di meditazione intimista come “Overnight show” e “Aftermath”, entrambi rappresentanti di due diverse ma complementari tipicità del progressive.

La componente rock è totalmente assente ma la bravura di John e la frequenza di temi familiari agli amanti della discografia di Steve (pensiamo a “Witchfinder” o “Green shoes”) rendono “Moonspinner” un disco accattivante anche per i palati popular. Uno splendido album solista, appassionante come quello di un duo affiatato, magico come quello di un ispirato e prezioso musicista.

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D.Z.