Quando mi occupo di Black Widow, finisco inevitabilmente col parlare di “Black Widow sound”. Come accaduto con le grandi etichette del passato, dalla Motown alla Vertigo, il lavoro dietro alla selezione e alla cura di una scuderia è preciso, meticoloso: BWR da anni si occupa di un lotto di artisti accomunati dalle sonorità fosche, tenebrose e affezionate all’estetica vintage. Il disco d’esordio dei Secret Tales ha un significato speciale: l’ascolto di “L’antico regno” sembra voler chiudere il cerchio aperto una ventina d’anni fa con l’opera prima dei Dunwich (debutto anche per BWR) e al tempo stesso rilanciare un’attività oramai apprezzata in tutto il mondo.

Dando una semplice occhiata ad alcuni nomi coinvolti nel nuovo progetto di Roby Tav – su tutti Nicolini e Bracciale di The Black – si percepisce subito la direzione dell’opera: al di là del progressive-folk fiabesco e arcano del disco, è l’imprimatur concettuale, fatto di simbolismi e plot iniziatici, a rappresentare la continuità con le altre uscite BWR. L’overture “Stargate” introduce l’ascoltatore in un universo parallelo, nel quale emerge una sorta di fusione tra l’aristocratico avant-folk alla Saint Just e certe reminiscenze gotiche alla Paul Roland. La vena folk, evidente nella struttura dei brani e nel canto di Tiziana Radis, incontra soluzioni sabbathiane; laddove si aprono preziosi scenari acustici il trio provvede a intriganti “call and response” elettrici, alle spalle della ballata magica incombe l’hard cadenzato. Insomma un trait d’union tra diverse aree musicali accomunate dalla narrazione fuori dal tempo, con pezzi rappresentativi quali la title-track, “Il canto delle sirene” e “L’unicorno lucente”.

“L’antico regno” non è però un’opera esente da difetti: dietro le sonorità rituali ed esoteriche si cela un’ingenuità di fondo che rende l’album un po’ altalenante, con inevitabili alti e bassi. Ciò non toglie che gli appassionati di tali sonorità, così come i seguaci del catalogo BWR, siano invitati all’ascolto.

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D.Z.