Recensioni

Judy Dyble: ‘Flow And Change’ (Gonzo Multimedia)

Come ci si comporta quando si deve sfornare un nuovo disco dopo un capolavoro? C’è chi si dilegua per qualche anno onde far dimenticare il clamore (per quanto nell’era della rete la memoria globale sia infallibile anche se affollata…), c’è chi – con la naturalezza del genio o gli sforzi

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Flower Flesh: ‘Duck In The Box’ (Black Widow)

A differenza degli anni ’70, durante i quali il pop italiano era diffuso in più cittadelle, da Milano a Napoli passando per Venezia e Roma, l’attuale progressive nostrano ha un doppio livello di movimento: da un lato la rete, ragnatela virtuale in cui ci si promuove, si condivide, si sperimenta,

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Humble Grumble: ‘Guzzle It Up!’ (Altrock)

Mi piace il progressive folleggiante. Mi piace quel piglio scanzonato, irriverente e goliardico dietro il quale si celano profonda competenza musicale, ineccepibile preparazione tecnica, travolgente fantasia compositiva. E’ il ritratto degli Humble Grumble, ensemble belga di spiccata – e per niente nascosta… – ispirazione zappiana che ruota intorno all’eccentrico Gabor

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Luca Pollini: ‘Musica leggera, anni di piombo’ (No Reply)

“I nostri non sono dischi, sono progetti politici”. La celebre affermazione di Demetrio Stratos, manifesto programmatico dell’esperienza Area usato a mo’ di esergo per il nuovo libro di Luca Pollini, è il fil rouge di uno dei decenni più controversi e dibattuti della nostra storia. Agli anni ’70 e alla

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Molecole n. 46: Evasio Muraro, Santo Niente, Bluecacao

Mi piacciono gli artisti che hanno molto da dire, che affidano al disco un microcosmo oceanico, dove superate parole e musica si apre un mondo e le note scorrono lontane, con vita propria. Evasio Muraro (ricordate i Settore Out?) è uno di questi: basta solo maneggiare Scontro tempo (Vololibero) e

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Massimo Cotto: ‘Pleased To Meet You’ (Vololibero Edizioni)

Irresistibile Pleased To Meet You. Le “spigolature pop” di Massimo Cotto sono un piacevole e coinvolgente amarcord, un osservatorio personale e professionale – talvolta privato e affettuosamente nostalgico – direttamente da un’altra epoca e da un altro mondo. Quello di una stampa rock rampante ma appassionata, periferica come quella italiana

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Franco Mussida: ‘La Musica Ignorata’ (Skira Editore)

  Quando ai tempi di Supernatural il redivivo Carlos Santana sosteneva che la sua musica migliorava l’ascoltatore modificandone la struttura molecolare tutti giù a ridere, in primis la stampa che lo sfotteva come fricchettone impenitente. Quando è stato Robert Fripp ad affermare la stessa cosa, con termini diversi ma uguali

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Nanaue: ‘Nanaue’ (Gutemberg Music)

Negli ultimi anni, soprattutto grazie al lavoro con la Maschera di Cera, Matteo Nahum si è fatto stimare come chitarrista dotato di gusto, eleganza, incisività: qualità non sempre presenti nelle folte schiere dei guitar heroes, più attenti alla ginnastica e all’ego che alla qualità e al lavoro d’insieme. Proprio per

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Herd Of Instinct: ‘Conjure’ (Firepool Records)

Alla stasi creativa che ha colpito i Djam Karet negli ultimi tempi risponde il nuovo progetto Herd Of Instinct. Il poliedrico Gayle Ellett da ospite è finalmente coinvolto come tastierista di ruolo nella band di Jason Spradlin (batteria), Mike Davison (chitarre) e Mark Cook (bassi). Insomma un quartetto rock, ma

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