Rock internazionale

Agusa: ‘Hogtid’ (Transubstans)

Una copertina in puro stile psichedelico – una sorta di mandala fatto di corrispondenze speculari – non fa che rimandare a un’estetica ormai scomparsa, quella degli anni ’70 che gli Agusa recuperano in pieno con il loro debutto, omaggio ai tempi che furono ma anche ipotesi di incontro di due

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Crac Edizioni tra rock in italiano e folk metal

Sono un lettore appassionato e attento dei libri pubblicati da Crac Edizioni. Trovo che la piccola ma battagliera casa editrice anconetana meriti attenzione per la passione, l’accuratezza delle grafiche, la voglia di occuparsi di segmenti di nicchia o di nomi di culto senza per questo investire tutto sul sensazionalismo. Ci

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News

Nuovo Rockerilla in edicola

Nuovo Rockerilla in edicola! Su questo numero – settembre 2014 – mia intervista ai Latte & Miele più pezzi su ‘Appunti di rock’ (Andrea Gozzi), ‘Ascolti d’autore’ (Pierluigi Lucadei), ‘Desiderio del nulla’ (Salvatore Coccoluto) e sui nuovi dischi di Conor Oberst, Fofoulah, Fatal Fusion, Pennelli di Vermeer, Karma To Burn,

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Djam Karet: ‘Regenerator 3017’ (HC Productions)

Li avevamo lasciati a “The Trip”: una suite di jam rock che ha rappresentato il momento più critico della lunga fase di stallo dei Djam Karet. Uno stallo per modo di dire, visto che la longeva band americana ha conservato un livello creativo costantemente elevato, ma è anche vero che

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Magenta: ‘The Twenty Seven Club’ (Tigermoth Records)

Il progressive rock ha da sempre avuto nella grandiosità delle intenzioni e dei risultati il principale elemento costitutivo, prova ne sono le suite e i concept album con i quali il genere ha cercato di nobilitare il rock, candidandosi come corrente colta, aristocratica ed evoluta. Nella maggior parte dei casi

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Fatal Fusion: ‘The Ancient Tale’ (Karisma Records)

Una copertina del genere – una leggiadra vestale con diadema lunare che, tra le nubi, affronta impavida un carro di tempestosi puledri – rimanda inesorabilmente al fantasy metal più ruspante; un nome del genere potrebbe essere candidato senza problemi agli Oscar dei monicker più improbabili; un titolo come “The ancient

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D’Accord :’III’ (Karisma Records)

Artwork mistico-psichedelico e provenienza geografica la dicono lunga. I norvegesi D’Accord attingono a piene mani dal mondo sotterraneo del primo prog britannico, da Gnidrolog e Cressida, da Gracious e Spring, confezionando un terzo disco deciso e sentito. Chi li segue da un po’ di tempo ha ben chiara la situazione:

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