Ogni anno, a fine anno, è inevitabile la Top List con i migliori dischi. La prometto sempre al direttore, lui la teme ma sotto sotto – e anche sopra sopra – la brama. Però non la faccio mai.
Ce ne sono di dischi belli e importanti, ne ascoltiamo tantissimi in radio. Ma tendo a preferire quelli che mi emozionano e mi scuotono; non è il miglior parametro per un elenco di top album, anzi; dunque mi sottraggo. Passo indietro ma orecchie sempre spalancate.
All’inizio del 2021 è stata intensa la fascinazione per il debutto di Suad, direttamente da Helsinki. Una signorina sottile con lineamenti da apparente medio occidente, al centro di un drappeggio new wave/post punk crepuscolare e malinconico. Riascoltarla ora mi spacca il cuore. Poche settimane fa ho scoperto i nostri Oslo Tapes, superkraut meccanico, motorik incessante che ricuce il cuore a forza di insistenza tricolore. Il nuovo degli  farà il resto con il grande respiro roots & roll.
Il Dhammapada ricorda che quando non covi il pensiero dell’insulto, della percossa, della prevaricazione e del furto, l’astio si dissolverà. Come quando sei di fronte al mare ma fotografi un reticolo di pietre antiche.