Anthem Of The Sun.

Ieri tra andate ritorni sali scendi guida parcheggia entra esci accendi spegni ho sempre avuto le orecchie impegnate.
È bene combattere con la musica i pensieri parassiti e le azioni meccaniche, così mi sono costruito – in modo empirico, quasi primitivo – una poderosa playlist. Una sequenza di molteplici versioni live di Sugar Magnolia, Scarlet Begonias e Fire On The Mountain. Nulla a che vedere con l’oceanico mash-up Plunderphonic di John Oswald, Dark Star smontata e rimontata in Epopea Lisergica. Torna insistente l’Antico Culto Cosmico dei Grateful Dead.
L’evento sonoro mi ha dis-orientato. Perdita dell’est, forse anche dell’es. Mi è tornata in mente una felice e calda mattina di ottobre. Tepore e ritorni in Hortus Conclusus. Il disco solare conficcato nella pavimentazione, il cavallo che si staglia all’orizzonte, misteriose figure che costellano il giardino, gocce d’acqua e cipressi. Astri e ombre.