Socrate, Buddha, Confucio, Cristo.
Secondo Karl Jaspers conoscere a fondo queste personalità decisive conduce alla ‘chiarificazione della coscienza storica universale’.
L’equivalente rock potrebbero essere Elvis, Dylan, Beatles e Stones. Impossibile vedere nel quaternario elettrico i Whitesnake, né i Deep Purple dai quali nacquero per gemmazione. Tuttavia li ho tanto ascoltati, scoprendoli con colpevole ritardo grazie a questo disco ritrovato oggi dai miei.
Domeniche di riscoperte e memorie parziali. Ognuno ricorda bene il proprio 11 settembre di vent’anni fa, a me vengono in mente solo gli appunti di storia del diritto italiano per la tesi poi le telefonate, i messaggi, la tv, storia universale, comune e dolorosa. Il nastro madeleine di oggi mi ha fatto ricordare nel dettaglio la mattina del 7 dicembre 1989. Filone a scuola, poi blitz occulto alla Casa del Disco a comprare la cassetta di Slip Of The Tongue. Ponte lungo dell’Immacolata, il mese prima era caduto il muro.
Mi imbarazza un po’ rivelare questo guilty pleasure da quattordicenne, ma sono così gli amori di gioventù: sgangherati, sconclusionati, esplorativi per i sensi, asfissianti nella damnatio memoriae. Non mi faceva impazzire il David Coverdale piacione, rockaccio di lacca e di abbordaggio, da radio e da arena; ammiravo Steve Vai, la festa della chitarra con sette corde e mille dita, trapezio e adrenalina.
Non ho molta voglia di riascoltarlo ma devo ammettere che Wings Of The Storm, Sailing Ships e la Fool For Your Loving riveduta e corretta col lucidalabbra hanno il loro perché. Di domenica.