Da ragazzetto ascoltavo anche il metal. Quello più estremo mi diceva poco, anche se concettualmente era stimolante.
Apprezzavo anche le spinte verso l’eccesso del death a patto che ci fossero respiro e creatività: nei primi anni 90 tra Florida e Scandinavia lo stato di salute era ottimo.
Mi fanno ridere ancora oggi i clowneschi Manowar, non ho mai afferrato gli Helloween, mi facevano tremare i Dark Angel e rimpiango gli Helmet, una mazzata di rara potenza. Mi ammaliava il senso melodico dei Fates Warning, gradivo non poco l’estro degli Atheist e credo che per un certo groove violento i Pantera siano ancora insuperati. Sorvolo sul black metal, che non ho mai capito e non per motivi extra musicali – anzi, la riflessione nordica sul paganesimo è interessante. Inutile dire che gli Slayer meritano un altarino votivo.
Attendevo il librone Hoepli da tempo, avendone seguito la genesi. Gli autori sono preparati e competenti, l’impostazione è ecumenica ma con giudizio, la grafica come sempre accattivante. Mi viene voglia di rimettere su Persistence Of Time degli Anthrax: rievoca la follia dei miei quindici anni.