Perfeziona la tua attenzione.
Lo suggerivano antichi maestri, lo hanno rinnovato guide contemporanee.
Nel preparare uno spettacolo complesso, nel quale la musica è attraversata dalle parole, nel quale il racconto è innervato di pezzi, l’attenzione è cruciale. Sia nella genesi che nello sviluppo è necessaria l’osservazione. La presenza.
Abbiamo allestito il progetto per il Roccella Jazz Festival 21 con santa meticolosità, ma senza compitino: non si affronta il rock senza il sudore e le lacrime, i grandi insegnano che si suona come se fosse l’ultima volta. Come si fa a creare convivenza di attenzione e slancio, di controllo e libertà? Con uno stato di consapevole ebbrezza, nel quale si ha coscienza della scaletta e poi si parte, curiosi di scoprire cosa restituisce il pubblico, mossi dalla voglia di restare nel flusso uscendo dal binomio attori/spettatori.
Con la band è possibile, merito di quasi tre anni di storytelling su Battisti e Beatles, durante i quali si è creata empatia, la misteriosa good fairy di Fripp e Sinfield che consacra la musica se scompaiono le individualità. Eggregore, pare dicano gli iniziati. Nuvola collettiva, sprigiona coriandoli elettrici.
Comunque, per tornare a terra, la scaletta l’abbiamo scritta. Pronta, volante, un viaggio. Have a nice trip. Quello che dirò sull’onda dei brani, quello che la band scatenerà con gli strumenti, non lo sappiamo. Ce lo dirà la fata buona sul palco del Teatro al Castello il 24 agosto.